Scritto da 15:56 Politica Interna

“È innocente, arrestatelo!”: storie di (in)giustizia italiana

Michele Padovano, Maurizio Bettazzi e Giancarlo Piattelli: tre uomini che hanno ingiustamente vissuto il carcere per poi sentirsi dire “E’ innocente”.

E' innocente, arrestatelo!

Innocente non vuol dire libero. Nel Paese dei processi infiniti, dove per un procedimento penale si rischia di vedersi rimbalzare da un tribunale ad un altro per circa quattro anni e mezzo, la cosa peggiore é scontare una pena (o una misura restrittiva) da innocenti.

I numeri della giustizia italiana

In Italia nel 2020 i casi di ingiusta detenzione hanno raggiunto dei numeri allarmanti. Nella maggior parte di essi, lo Stato è stato chiamato a risarcire le vittime per un totale di €9.104.875,44. Non a caso la cronaca degli ultimi giorni ci ha offerto tre spunti pratici che ben raccontano questa tragedia.

Dalla Champions al carcere

Michele Padovano, classe 1966. Nato a Torino, esordisce come calciatore professionista nel 1985 con la maglia dell’Asti e si consacra nella storia del calcio italiano con i colori della Juventus, squadra con la quale alzerà nel 1995 la coppa di Champions League. Insomma, il giovane calciatore vive il sogno di tanti ragazzi che amano il calcio. Lo stesso sogno che oggi, nelle memorie del campione bianconero, rischia di essere messo in secondo piano dall’incubo nato all’interno delle procure Torinesi.


Nel 2006 viene arrestato con la pesante accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Ha inizio per lui un calvario lungo ben 17 anni, intervallato da 90 giorni di detenzione e sugellato da una reputazione ormai distrutta a causa di un’accusa infondata. Un terribile errore giudiziario che anni dopo lo riconoscerà innocente, estraneo ai fatti in precedenza imputati.

Innocente: Padovano con Alex Del Piero dopo la vittoria della Champions League
L’ innocente calciatore Padovano con Alex Del Piero dopo la vittoria della Champions League

Maurizio Bettazzi: assolto poiché “il fatto non sussiste”

Maurizio Bettazzi, ex Presidente del Consiglio comunale di Prato, nel 2013 é travolto dall’accusa di abuso d’ufficio e corruzione (accusa che poi verrà mutata in induzione a dare o promettere). Bettazzi – secondo i PM – avrebbe fatto da mediatore tra una banca del territorio e una municipalizzata, con l’intento di far accedere quest’ultima ad alcune linee di credito.


Il caso ha rappresentato un vero e proprio terremoto politico, a causa del quale l’accusato è stato obbligato a dimettersi dalla sua carica, vedendo ormai irrimediabilmente compromessa la propria carriera pubblica. Bettazzi però non ha desistito e oggi, finalmente, può gioire perché dopo 10 anni vede arrivare l’assoluzione con la formula: “Il fatto non sussiste”.


E’ innocente. L’ex presidente ci tiene a farlo sapere a tutti e tappezza Prato, la sua città, con manifesti riportanti le motivazioni dell’associazione e il suo volto sorridente.
Il calvario è finalmente finito, ma le cicatrici di 10 anni di gogna, processi e una richiesta (per fortuna non accolta) di arresto cautelare, restano evidenti.

Nel caso di Bettazzi é poi utile mettere a fuoco anche i numeri relativi all’accusa di abuso d’ufficio. Un reato che viene contestato, nel solo 2021, ben 5418 volte, per un totale di assoluzioni pari a 4465. Risulta doveroso chiarire che parliamo di un illecito la cui fattispecie poco chiara, condanna le vite di amministratori e politici che nel 97% dei casi si vedono assolti. Non prima però di aver visto sfumare qualsiasi credibilità pubblica.

L'innocente Maurizio Bettazzi con i manifesti che annunciano la sua assoluzione (La Nazione)
L’innocente Maurizio Bettazzi con i manifesti che annunciano la sua assoluzione (La Nazione)

Carcere senza condanna

Giancarlo Pittelli, senatore calabrese in quota Forza Italia, nel 2019 vede aprirsi le porte del carcere a seguito della maxi operazione “Rinascita Scott”, la mastodontica retata anti-‘ndrangheta condotta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Lo stesso Pittelli viene infatti accusato di essere un fedelissimo delle famiglie mafiose del Vibonese.


Il trattamento riservatogli é uno dei più duri: gli arresti cautelari, infatti, iniziano nel carcere di Nuoro per poi passare dalle super prigioni di Bad e Carros per diversi mesi. Pittelli lotta senza sosta per tre anni, in difesa della sua innocenza e con la richiesta di revocare tutte le misure cautelari adottate nei suoi confronti. Scioperi della fame, lettere all’ex collega di partito e all’epoca Ministro Mara Carfagna, e continue richieste di riesame portate avanti dai suoi legali.

Oggi finalmente arriva la sua prima vittoria e dopo 3 anni di carcere da innocente, il tribunale del riesame di Catanzaro revoca la misura detentiva per mancanza di prove.
Pittelli resta però ai domiciliari perché coinvolto nell’inchiesta “Malapigna” condotta dalla DDA di Reggio Calabria sui suoi presunti rapporti con la cosca Piromalli. I legali dell’ex parlamentare, hanno presentato istanza di revoca del provvedimento restrittivo al Tribunale della libertà di Reggio Calabria, il quale dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta nei prossimi giorni.

L'innocente: Giancarlo Piattelli in aula (LaPresse)
L’innocente Giancarlo Piattelli in aula (LaPresse)

Questi tre casi sono solo gli ultimi di un sistema giudiziario lento, ingiusto e talvolta confusionario. All’abuso delle misure preventive va inoltre aggiunto il silenzio colpevole della stampa, che spesso scaraventa in prima pagina le storie di “presunti mostri”, dimenticando poi di pubblicarne le relative sentenze di assoluzione.

Ultima Modifica: 14 Marzo 2023

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