Scritto da 15:30 Politica Estera

Meloni in Libia: intesa storica sul Gas e accordo sul contrasto all’immigrazione illegale

Meloni in Libia: intesa storica sul Gas e accordo sul contrasto all’immigrazione illegale

A pochi giorni dalla visita ad Algeri, accompagnata dai ministri degli Esteri e dell’Interno, Antonio Tajani e Matteo Piantedosi, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, fa tappa in un altro Paese del Nord Africa, in Libia a Tripoli, secondo appuntamento di un percorso – che potrebbe presto portarla anche in Tunisia – studiato per lanciare il suo Piano Mattei. L’idea dell’Italia come hub per redistribuire il gas in Europa si intreccia con la volontà di un cambio di approccio su immigrazione e cooperazione, per “aiutare i Paesi africani a crescere e diventare più ricchi“. Meloni pretende una svolta da Bruxelles, e su questo insisterà anche nel Consiglio europeo del 9-10 febbraio: “Il tema deve riguardare l’Ue nel suo complesso“.

Firmata intesa storica sul gas da otto miliardi di dollari con la Libia

La maxi-intesa sul gas da otto miliardi di dollari è stata firmata sabato 28 gennaio a Tripoli tra l’Eni e la libica National Oil Corporation e segna una svolta nella partita per le risorse energetiche libiche. L’intesa, siglata dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, e dall’amministratore delegato della National Oil Corporation (Noc), Farhat Bengdara, prevede l’avvio dello sviluppo delle strutture A&E, un progetto strategico per aumentare le produzioni di gas per rifornire il mercato interno libico, oltre che a garantire l’esportazione di volumi in Europa. L’accordo è stato firmato alla presenza del Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e del primo ministro del governo di unità nazionale libico Abdul Hamid al-dbeibah. Strutture A&E è il primo grande progetto ad essere sviluppato nel paese dall’inizio del 2000. Consiste in due giacimenti a gas, chiamati rispettivamente struttura A e struttura E, situati al largo della Libia. La produzione di gas inizierà dal 2026 e raggiungerà 750 milioni di piedi cubi di gas al giorno. La produzione sarà assicurata attraverso due piattaforme principali collegate agli impianti di trattamento esistenti presso il complesso mellitah. Il progetto prevede anche la costruzione di un impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica che consentirà una significativa riduzione dell’impronta carbonica in linea con la strategia di decarbonizzazione di Eni.

Giorgia Meloni con il Primo Ministro libico Abdulhamid al-Dbeibah (fonte immagine Twitter)

Il Presidente Meloni, nel discorso a seguito dell’incontro con l’omologo libico, ha ribadito che Italia rimane il primo partner della Libia ed ha spiegato che le nuove quantità di gas estratte col progetto avviato dalla maxi-intesa saranno trasportate in Italia attraverso il gasdotto già esistente ed operante Green Stream. Ha ribadito che questa nuova intesa col governo libico garantisce la diversificazione di fonti di approvvigionamento energetico e punta a fare dell’Italia l’hub di approvvigionamento energetico per l’intera Europa, cosa che permetterebbe di aiutare l’Europa e di dare maggiore strategicità al ruolo della nostra nazione nello scacchiere internazionale. Ha poi ricordato, nel suo intervento, che per attuare questa visione politica la Libia è fondamentale e che questa intesa è solo un primo passo di molte altre iniziative in tal senso. Infine, il Presidente del Consiglio Meloni, dopo aver auspicato che l’impegno del governo di Dbeibah a indire elezioni possa tradursi rapidamente in azioni concrete, con la mediazione dell’Onu, ha aggiunto che un “ampio compromesso politico nazionale aiuti a sbloccare l’attuale situazione di stallo“. Rilanciando l’impegno per la costruzione dell’autostrada prevista dal trattato Italia-Libia del 2008 e sottolineando l’importanza di dare standard di sicurezza all’aeroporto di Tripoli, la premier ha poi promesso che l’Italia “farà la sua parte, per assicurare una maggiore unità di intenti da parte della comunità internazionale sul dossier libico ed evitare il rischio che alcune influenze lavorino per destabilizzare il quadro piuttosto che favorirlo“. La Presidente Meloni ha concluso il suo intervento dicendo che “la Libia sa che può contare sull’Italia, su investimenti, strutture, economia e stabilizzazione politica”.

L’investimento complessivo è stimato in otto miliardi di dollari, con un impatto significativo sull’industria e sulla relativa catena di fornitura, fornendo un contributo significativo all’economia libica. Eni, ricorda la nota, è il principale produttore internazionale di gas in Libia, con una quota dell’80% della produzione nazionale (1,6 miliardi di piedi cubi standard al giorno nel 2022). La società opera in Libia dal 1959 e attualmente dispone di un ampio portafoglio di asset in esplorazione, produzione e sviluppo. Le attività produttive sono operate attraverso la società mista Mellitah Oil and Gas BV (Eni 50%, Noc 50%). La produzione equity è stata di 165.000 barili di petrolio equivalente al giorno nel 2022.

L’accordo di oggi consentirà di effettuare importanti investimenti nel settore dell’energia in Libia, contribuendo allo sviluppo e alla creazione di lavoro nel Paese, e rafforzando la posizione di Eni come primo operatore in Libia“, ha sottolineato Descalzi.

Il primo ministro del Governo di unità nazionale, Abdulhamid Dabaiba, ha affermato inoltre che “senza accordo con l’Italia la Libia sarebbe costretta a importare gas a partire dal 2027”, fatto ironico se si pensa che la Libia è uno dei paesi con le riserve di combustibili fossili più grandi al mondo, che però, non essendo dotata dei mezzi adeguati per quanto riguarda la loro estrazione e vendita sui mercati internazionali, potrebbe, senza accordi con multinazionali come la Eni, non sfruttare; con gravi ripercussioni per la sua economia dal momento in cui la Libia dipende quasi totalmente dalla produzione di idrocarburi. Non a caso il premier libico ha affermato: “oggi abbiamo un grande bisogno di riattivare e sviluppare progetti a gas in Libia”. Per questa ragione il premier difende gli accordi sul gas sottoscritti dall’italiana Eni e della National Oil Corporation (Noc) lo scorso 28 gennaio, durante la visita a Tripoli del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “L’accordo petrolifero con l’Italia è stato firmato nel 2008: quello che abbiamo fatto è stato riattivarlo dopo i ritardi degli ultimi anni”, ha detto il capo dell’esecutivo libico riconosciuto dalle Nazioni Unite, durante la seconda riunione del Consiglio dei ministri del 2023. “Ritardi che hanno causato importanti oneri per entrambe le parti”. Non bisogna dimenticare che questi ritardi, più che all’inerzia degli attori in questione, sono stati dovuti alla situazione di instabilità politica della Libia verificatasi a seguito della caduta del regime politico di Gheddafi avvenuta nel 2011 e sostenuta in particolar modo da Francia, Regno Unito e Qatar.  

Si tratta, ha aggiunto il premier libico, “di progetti che sono quasi tutti molto maturi, sono riserve che sono già state scoperte e possono essere messe in produzione velocemente, sviluppando velocemente gas addizionale. Sono quasi tu tti progetti a gas quindi si può dire che rientrano in una dinamica interessante sia per l’energia libica ma anche per la sicurezza energetica dell’Europa“.

Oggi più che mai, per via della situazione geopolitica attuale che vede Russia e Ucraina in conflitto fra loro e che sta portando l’Europa a cercare di raggiungere l’indipendenza energetica dalla Russia (in particolare dal gas russo), è necessario, per la sicurezza energetica dell’Italia e dell’Europa, trovare nuovi fornitori di energia. La Libia potrebbe essere un nuovo fornitore, bisognerebbe però, per rendere possibile questa visione politica, aiutare la stabilizzazione politica del paese, che in questo momento è diviso e fratturato al suo interno e vede la presenza di due regimi politici: il Governo di unità nazionale (Gnu), attualmente guidato del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah (alla cui presenza è stata firmata l’intesa), riconosciuto al livello internazionale e appoggiato dall’Italia; e i territori sotto l’autorità della Camera dei Rappresentanti, che nel marzo 2022 ha creato un governo parallelo con Fathi Bashagha come primo ministro (in realtà però, è il generale Khalifa Haftar a governare questi territori in modo autoritario). Quest’ultimo governo è appoggiato dalla Russia, dall’Egitto e dagli Emirati arabi Uniti. Anche la Francia è da aggiungersi alla lista dei paesi che appoggia Haftar (pubblicamente sostiene il governo di unità nazionale ma appoggia segretamente Haftar), sperando in tal senso di aumentare la sua influenza sulla Libia per aggiudicarsi il ruolo, tramite le sue imprese, di importante operatore e produttore internazionale di gas in Libia a scapito e contro gli interessi italiani.

Accordo sul contrasto all’immigrazione clandestina

È stata raggiunta, parallelamente a quella sul gas, un’intesa per supportare la Libia con cinque imbarcazioni attrezzate nel campo della ricerca e soccorso di migranti in difficoltà in mare. Cruciale infatti resta la collaborazione dei Paesi di partenza come la Libia. Negli incontri con il primo ministro del Governo di unità nazionale libico, Abdul Hamid Dbeibah, e il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi, Meloni, a quanto si apprende, ha spiegato di apprezzare gli sforzi delle autorità locali per contenere le partenze, sottolineando che però ultimamente sono aumentate. Da qui la necessità “intensificare” l’impegno, di trovare “soluzioni più efficaci”, con risultati “verificabili”, anche “in collaborazione con l’agenzia Onu sul campo”. Intanto i ministri degli Esteri dei due Paesi hanno siglato un accordo per “potenziare le capacità e la cooperazione con l’autorità libica in relazione alla guardia costiera“. Matteo Piantedosi, con il suo omologo, ha poi messo le basi per “una task force congiunta” su flussi migratori, lotta al terrorismo e contrasto al narcotraffico.

Nel discorso a seguito dell’incontro con il presidente libico la Meloni ha sottolineato che bisogna aumentare la cooperazione per il contrasto all’immigrazione irregolare dal momento in cui i numeri sono ancora alti. Oltre il 50% degli ingressi irregolari in Italia arriva dalla Libia. Il Presidente del Consiglio ha ribadito che questo tema deve riguardare anche l’Unione Europea e che in seno al consiglio europeo insisterà in tal senso per coinvolgere maggiormente Bruxelles.

Ultima Modifica: 8 Febbraio 2023

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