La Federal Reserve ha comunicato, nonostante l’intermezzo di giugno, la decisione unanime del comitato di politica monetaria – durante il FOMC Federal Open Market Committee – di incrementare il costo ufficiale del credito per quanto concerne gli Stati Uniti, che si innalza al 5,25-5,50%. Con 25 punti base in più, il costo ufficiale raggiunge il picco da 22 anni a questa parte e ridimensiona l’opinione pubblica, confermando di mantenere la medesima prospettiva in relazione all’iter da perseguire in futuro.
L’economia statunitense resiste nonostante gli 11 rialzi (consecutivi) dei tassi attuati dalla Fed, mai così aggressivi da quarant’anni. Al momento gli analisti attendono il consueto appuntamento di Jackson Hole, in Wyoming, alla fine di agosto per capire le intenzioni di Powell.
Chi non rimane a guardare è la BCE che, tra mercoledì e ieri ha deciso di stabilire, all’unanimità, un ulteriore aumento (nona volta in un anno) relativo ai tassi di interesse (0,25%). Le banche della Zona Euro stanno registrando un livello molto basso di domande per i prestiti. La decisione porta il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,25%, quello sui depositi al 3,75%, e quello sui prestiti marginali al 4,50%. Francoforte potrebbe valutare una possibile pausa in settembre se l’inflazione dovesse scendere.
Dopo la Fed e la Bce toccherà alla Bank of Japan pronunciarsi sulla sua politica monetaria: per gli analisti quest’ultima dovrebbe mantenere i tassi invariati.
Il Modus operandi della Fed
Gli aumenti sono una diretta conseguenza dell’inflazione che sta raggiungendo vette inesplorate. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo – precisamente da marzo 2022 – i tassi d’interesse sono aumentati 11 volte. La linea editoriale, intrapresa in vista dell’avvenire, è quella di valutare periodicamente l’effetto delle politiche monetarie dei tassi, per poter ponderare al meglio la possibile presa di posizione in merito a un ulteriore rialzo, che dal comunicato stampa non viene escluso, anzi.
All’interno del comunicato si può notare come sia posto l’accento su come l’attività sia in crescita e la disoccupazione in calo. Avvenimento, questo, che è però bilanciato negativamente da un’inadeguata crescita salariale. Ancora, infatti, non ci sono gli elementi necessari per ristabilire la soglia del 2% inflazionistico: obiettivo posto dalla Fed. Un fine ardito e non semplice da perseguire. Il primo passo sarà valutato sul medio termine, come ha specificato il presidente della Fed, Jerome Powell:
“Per cominciare, vogliamo una crescita moderata; vogliamo che l’offerta e la domanda siano più bilanciate in tutta l’economia, incluso in particolare il mercato del lavoro. Vogliamo vedere l’inflazione. Crediamo che la politica monetaria sia restrittiva e crea pressioni verso il basso sull’attività economica e sull’inflazione”
Successivamente, Powell si è focalizzato sul mercato del lavoro, esprimendo diverse preoccupazioni:
“Non pensiamo in realtà che i salari siano stati un’importante causa di inflazione nel primo anno dei rincari; direi però che i salari sono probabilmente un elemento importante, guardando avanti. Le condizioni per il mercato del lavoro saranno ampiamente un elemento importante nel compito di portare l’inflazione verso il basso”.
Il gioco vale la candela?
C’è, nonostante tutto, un’apparente nota positiva: non è più prevista, da parte della Fed, una recessione sul medio-breve termine. Il Presidente è in ogni caso ottimista: continua a credere possibile un soft-landing, un rientro dell’inflazione all’obiettivo del 2% senza una contrazione eccessiva dell’attività economica.
Difatti, viene previsto un rallentamento ragguardevole nella seconda meta’ del 2023; ecco come si è espresso il Presidente della Fed circa il possibile rallenamento: “Non voglio usare il termine ottimismo, ma c’è una strada per un atterraggio morbido“. Questa notizia va acquisita con le pinze, poiche’ l’aumento dei tassi d’interesse e’ sempre una manovra ad alto rischio, che rischia di creare angustie all’interno del sistema sociale di ogni paese. Solo il tempo potra’ rivelare se il gioco vale realmente la candela.
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Ultima Modifica: 28 Luglio 2023