A cavallo fra febbraio e marzo del 2014, si ha l’annessione della Crimea alla Federazione Russa. Un’operazione quasi pulita che ha strappato la penisola dall’Ucraina senza quasi colpo ferire. In quell’occasione si seppe che ci fu il contributo fondamentale di quelli che all’epoca furono chiamati “omini verdi” e che oggi sappiamo essere il Gruppo Wagner nella sua prima missione. Il Gruppo Wagner è una compagnia militare privata, non unica nel suo genere, che si inserisce in una costellazione di altre compagnie militari. Wagner servirà, però, come filtro per leggere un fenomeno la cui tendenza è crescente e la cui essenza porta con sé un ampio bagaglio di nuovi fenomeni e altrettanti rischi.
Wagner, i primi mercenari?
Durante i fatti di Crimea si registrava la presenza di militari russi eppure non vi era traccia di alcuna bandiera nazionale russa, quindi tecnicamente non erano militari appartenenti al ministero della difesa russo, ergo non si poteva parlare in termini giuridici di una invasione militare russa ai danni dell’Ucraina. Ogni esercito deve portare un vessillo nazionale formale: questo recita il buon codice della guerra. Tuttavia i tempi evolvono e la guerra si fa sempre più globalizzata. Cosa si intende con questa frase e perché prendiamo come esempio la Crimea del 2014 per comprende questo fenomeno di mercenari di cui il gruppo Wagner è solo un componente fra molti altri?
In un mondo fatto di guerra ma in cui la guerra è sostanzialmente vietata, socialmente rifiutata e legalmente posta ai margini, la soluzione resta una sola: privatizzare la guerra.
Il fenomeno Wagner si riposiziona in un ben più ampio quadro evolutivo della struttura sociale umana: non potendo più le guerre essere dichiarate e venendo meno i Ministeri della Guerra, convertiti a più miti “Ministeri della Difesa”, gli Stati si smarcano dalla guerra e l’affidano alle logiche di mercato. Questa tendenza comune ai paesi occidentali, di cui la Russia suo malgrado in parte appartiene, si basa sull’ormai consolidata necessità di delegare a privati gli affari di Stato. Nonostante la retorica russa voglia far credere ad una inversione di marcia in cui si ritorna indietro ad un mondo fatto di Stati-Nazionali forti e sovrani, il fenomeno Wagner dimostra quanto in realtà sia tutto in perfetta coerenza con i tempi che corrono.
Di Gruppi Wagner ne vedremo di più, non di meno; ciò in quanto anche il settore bellico viene privatizzato come ormai tantissimi altri settori che fino ad anni fa erano di esclusiva pertinenza pubblica. Da questo ne deriva, sempre in antitesi con la stessa narrazione russa, ad un indebolimento della centralità statale.
Il Gruppo Wagner, come tutti gli altri gruppi militari privati che si stanno formando in Russia, seguono tutti lo stesso copione: privatizzazione (queste compagnie non sono pubbliche, quindi proventi e finanziamenti non sono direttamente riconducibili alle casse dello Stato), decentralizzazione (queste compagnie non appartengono allo Stato, ma ne fanno le veci se e quando il prezzo è buono), globalizzazione (queste compagnie operano su scala globale, fornendo servizi come una qualunque multinazionale).
Risulta evidente che questo sia tutt’altro quindi che un processo reazionario o anacronistico, poiché mentre i mercenari sono sempre esistiti, oggi questa categoria di militari fa proprie tutte le categorie della post-modernità.
Infatti, come abbiamo prima scritto, il mondo rifiuta sempre più la guerra, tuttavia la guerra è lo strumento ultimo per risolvere dispute che la diplomazia da sola non sa risolvere, ergo: la guerra è ancora necessaria, tuttavia non la accettiamo. Dobbiamo far quindi quadrare l’equazione e dato che, anche la guerra funziona come un mercato – a parità di altre condizioni – maggiori sono le restrizioni legali imposte ad un mercato e maggiore sarà la quota di mercato nero che si creerà parallelamente: le compagnie di mercenari altro non sono che l’equivalente di un mercato nero della guerra.
Proibire la guerra quando questa risulta ancora uno strumento imprescindibile della vita umana, significa che qualcuno dovrà farla al posto degli Stati, i quali non si possono macchiare di reati che essi stessi proibiscono. Wagner, come qualunque altra compagnia, fa ciò che uno Stato non può fare. Esattamente come al divieto di sostanze alcoliche cresce un mercato del contrabbando, al divieto per gli Stati di dichiarare guerra ne consegue un aumento delle compagnie private. Solo così l’equazione può avere senso.
Vi è un altro elemento fondamentale che caratterizza le compagnie private odierne e che conferma la conformità coi tempi che corrono: il modo di fare la guerra. Occorre qui fare una breve analisi: il modello di guerra “vietata” di cui abbiamo parlato finora è il modello di guerra Occidentale. Cosa significa questo?
Significa che in un mondo che è stato per due secoli dominato dall’Occidente quando successivamente, al termine della Seconda Guerra Mondiale, si è scelto di bandire la guerra come pratica politica, si è scelta la definizione occidentale di guerra: massima violenza concentrata in un punto preciso. La guerra occidentale è una guerra simmetrica, fatta fra Stati che si fronteggiano a viso aperto come in un duello e in cui si ricerca un apice massimo di violenza che sia limitato nel tempo e concentrato nello spazio.
Ma questo non è l’unico modo di fare guerra, ma dall’alto della nostra egemonia noi non ce ne siamo accorti. Il diritto internazionale e la prassi internazionale formati dopo il 1945 tendono a limitare non la guerra in generale, bensì solo il nostro modo di fare la guerra, ma questo noi occidentali non potevamo saperlo.
Infatti non esistono strumenti giuridici internazionali per definire, classificare e gestire una guerra asimmetrica: guerra questa, tipica del mondo asiatico e che, sempre al passo coi tempi, diventa sempre più comune. Noi non siamo neanche concettualmente attrezzati per definire una guerra che non abbia due eserciti che si sfidano sul fronte a viso aperto.
L’asimmetria bellica è l’esatto opposto di come la intendiamo noi: la guerra non è limitata né nello spazio né nel tempo, è una guerra costante, pervasiva, sociale, a bassissima intensità e con pochissima gloria o onore: l’obiettivo è raggiungere uno scopo politico, non gloria né massacri su larga scala.
Questo comporta, coerentemente con la nostra equazione, un graduale abbandono della formalità e un progressivo aumento della sostanza: attacchi hacker, propaganda/fake news, spionaggio, mercenari senza gloria né patria.
Sussiste tuttavia un grande rischio. Se prima abbiamo affermato che tutto l’insieme di questi elementi dimostra come il Gruppo Wagner sia coevo col 2023 e non sia per nulla reazionario, non bisogna scordare la premessa fatta inizialmente: tutto ciò vale a parità di altri condizioni; e le condizioni oggi sono che lo Stato ricopre ancora un ruolo fondamentale nel dirigere una guerra convenzionale. Se questa condizione di base dovesse mutare, lo Stato con più compagnie private potrebbe subire un fortissimo effetto boomerang.
Infatti, un conto è delegare ad organismi militari privati poche e circoscritte missioni militari all’estero, un altro conto è invece dovere dipendere completamente da queste compagnie militari private.
I mercenari devono sempre essere al di sotto d’una frazione dell’esercito totale, il quale deve raggiungere gli obiettivi primari. La strada che invece sembra vedersi in Russia non è esattamente così. Infatti, nonostante i mercenari siano vietati per legge federale, le compagnie private stanno aumentando non solo di numero ma anche di qualità, surclassando sempre in più campi l’esercito regolare. Questa situazione ci porta a considerare l’ipotesi che la condizione necessaria affinché la nostra equazione possa considerarsi in linea coi tempi possa venir meno e ci possa essere un boomerang di ritorno.
Se la Russia riesce a delegare missioni ristrette ai privati, riesce a mantenersi in linea coi tempi; se però la sua stessa sopravvivenza come Stato smette di dipendere dall’esercito e inizia a dipendere principalmente dai privati, allora vi è un concreto rischio che oscilla dal regime decentralizzato feudale (nel migliore dei casi) ad una vera e propria esplosione centrifuga della Federazione Russa.
Tutto ciò dipende da un semplice fattore: la proporzione di vittorie conseguite sul campo di battaglia per mano delle compagnie private dovrà sempre essere inferiore alle vittorie conseguite dall’esercito regolare.
Ma così non sembra che stia andando…
A Putin conviene davvero vincere la guerra grazie al Gruppo Wagner? Forse no…
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Last modified: 19 Aprile 2023