Breve introduzione
In data 30 Marzo 2023, il Garante della privacy ha deciso di bloccare temporaneamente “ChatGPT”, un’app prodotta dalla startup statunitense OpenIA. Il provvedimento del Garante ha rilevato una triplice problematica:
- la mancanza di una corretta informativa sulla raccolta dati degli utenti italiani;
- la mancanza di una base giuridica che giustifichi la raccolta massiccia dei dati personali;
- l’inadeguatezza del filtro di verifica dell’età degli utenti, da parte dell’intelligenza artificiale.
Per il Garante, il blocco, qualora OpenIA decidesse di non modificare la sua posizione in materia privacy, verrebbe prorogato.
Quali sono le motivazioni che hanno spinto il Garante a prendere tale decisione? Il campanello d’allarme è suonato con la perdita da parte della piattaforma statunitense di dati riguardanti le conversazioni tra gli utenti e le info relative ai dati di pagamento degli abbonati al servizio a pagamento.
La risposta di OpenIA
Non tarda ad arrivare la risposta dell’azienda statunitense che, con le parole dell’ingegnere Mira Murati, risponde : “Pensiamo che i nostri servizi siano conformi alla Gdpr (la normativa europea sui dati personali, ndr) e lavoriamo attivamente per ridurre i dati personali nell’addestramento di ChatGpt. Anche sulla trasparenza siamo conformi: facciamo sapere agli utenti come vengono elaborati i loro dati e forniamo l’informativa sulla privacy”.
Il confronto tra OpenIA e il Garante della privacy
Filtra ottimismo dopo la videoconferenza che si è tenuta nella serata di mercoledì 5 Aprile tra i vertici di OpenIA e il Collegio del Garante. L’azienda americana, pur rimanendo convinta di aver rispettato le norme sulla raccolta dati, rimarca la sua volontà di collaborare con l’Autorità italiana per riparare alle criticità segnalate. Allo stesso modo, il Garante della privacy ha rassicurato l’azienda e l’opinione pubblica di non voler limitare in alcun modo lo sviluppo della tecnologia di intelligenza artificiale, ribadendo comunque l’importanza del rispetto delle norme poste a tutela dei cittadini italiani ed europei.
Per garantire quindi lo sblocco dell’app e riportare i cittadini al suo utilizzo, il Garante ha predisposto un documento contente le condizioni che OpenIA dovrà rispettare entro il 30 Aprile.
Non resta che aspettare di vedere le mosse dell’impresa americana.
Intelligenza artificiale: come cambierà il nostro futuro?
Stupore, meraviglia, paura, sconcerto: sono solo alcune delle emozioni che possiamo provare quando vediamo all’opera un’applicazione di intelligenza artificiale. Ciò che è certo, è che non si può restare indifferenti davanti a tali progressi tecnologici. Ma cosa si intende esattamente per intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale è una disciplina che studia la metodologia per la realizzazione di sistemi informatici intelligenti, in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano. Tali sistemi, possono quindi agire e pensare. Solo di recente, di pari passo con il suo sviluppo, l’intelligenza artificiale è entrata nel dibattito pubblico, sollevando dubbi, timori, ma anche stimolando la curiosità dei pochi avvezzi alla tecnologia.
Le aziende che oggi sviluppano la tecnologia IA e quelle che se ne servono nelle proprie attività, è in costante aumento. Il risparmio per le imprese in termini di denaro e di tempo, il conseguente incremento dei guadagni, ma soprattutto il minimo margine di errore, rappresentano una novità senza precedenti, che spinge sempre più produttori ad investire in questa tecnologia.
Ma ciò che per qualcuno rappresenta l’innovazione, la ricchezza, il futuro, per qualcun altro lo sviluppo dell’intelligenza artificiale rappresenta disoccupazione, pericolo, disumanizzazione. Ha sollevato ben più di un problema etico.
Sono tantissimi gli studi che affermano che il sempre più veloce sviluppo di IA comporterà la perdita di milioni di posto di lavoro in tutto il mondo. E sono tantissimi gli esperti di settore che invitano gli ingegneri delle big tech della Silicon Valley a frenare l’addestramento di questi sistemi informatici; tra questi figura Elon Musk, anche se sembrerebbe che l’uomo più ricco del mondo, fresco proprietario di Twitter, stia sviluppando una startup di intelligenza artificiale, proprio per rivaleggiare contro OpenIA. Anche Stephan Hawking, nel 2014, lanciò un allarme: “Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe portare alla fine dell’umanità”.
Non sarebbe intellettualmente onesto non ricordare come, nel corso della Storia, ogni grande cambiamento non sia stato accompagnato da grande paura ed avversione. Lo sviluppo della tecnologia ha portato alla scomparsa di mestieri che sembravano insostituibili, ma ne ha creati sempre di nuovi, guidando un continuo processo di novità e di adeguamento. Oggi sono ancora tanti gli interrogativi che circondano questa delicata materia, e le risposte sono poche.
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Ultima Modifica: 21 Aprile 2023