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PNRR e Scuola: un progetto in due fasi

PNRR e Scuola

ministro valditara

Come ormai noto, lo scorso mese di novembre ha segnato una svolta molto importante per l’Italia nell’ambito del finanziamento dei fondi ascrivibili al NextGenerationEU. Questo piano di investimenti sovvenzionato dall’Unione Europea è recepito anche nel nostro paese attraverso il più dettagliato PNRR.

L’8 novembre infatti, la Commissione europea ha erogato all’Italia la seconda tranche del finanziamento, per un importo pari a 21 miliardi di euro. Il ché rappresenta chiaramente un sintomo tangibile del raggiungimento di alcuni dei principali obiettivi cui è collegata tale erogazione. Tra i quarantacinque propositi realizzati si segnalano – secondo il sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze – gli investimenti nella rete 5G, nella ricerca e nell’innovazione nonchè le riforme della pubblica amministrazione, dell’assistenza sanitaria territoriale e dell’accesso al ruolo di docente pubblico.

Proprio quest’ultimo punto è al centro della quarta missione del PNRR, un pacchetto di riforme di 31 miliardi di euro che intende modificare profondamente il concetto di scuola pubblica rispetto a quanto attualmente inteso. Ciò pertanto richiede un enorme sforzo tanto a livello infrastrutturale – da sempre una delle criticità più sentite del Paese – quanto a livello professionale ed organizzativo.

La riforma sistemica: gli obiettivi per accedere ai finanziamenti

Analizzando gli obiettivi posti da FUTURA – La scuola per l’Italia di domani, ovvero l’articolazione ministeriale del PNRR, è fin da subito evidente una netta divisione. Da un lato troviamo un pacchetto di provvedimenti maggiormente organizzativi mentre dall’altro uno più incentrato sul cambiamento e sul progresso tecnologico-infrastrutturale.

Il primo punto – in apparenza interessante solo per gli addetti ai lavori – è in realtà probabilmente il più radicale nei cambiamenti che riguardano l’istruzione pubblica. Le riforme – che qui per facilità di comprensione definiremo “sistemiche” – sono sei, di cui alcune già approvate o addirittura in attuazione.

La riforma del personale docente

A spiccare in questo insieme è certamente la riforma del reclutamento del personale docente, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso settembre. Dopo diversi anni di sistemi ritenuti inadatti infatti, la riforma tenta una razionalizzazione del sistema di selezione e assunzione degli insegnanti. Tutto ciò sulla scia del precedente iter che prevedeva prima il conseguimento di 24 CFU in specifici ambiti didattici e poi l’accesso al bando pubblico e quindi al concorso abilitante.

L’attuale procedimento prevede tra i requisiti dei potenziali insegnanti il possesso di 60 CFU e lo svolgimento di un apposito tirocinio. Il tutto con lo scopo di acquisire le competenze teorico-pratiche necessarie per accedere ai concorsi pubblici che saranno indetti con cadenza annuale.

Una volta superata la prova finale, resta in vigore l’“anno di prova”, ovvero il periodo di servizio immediatamente precedente all’assunzione, durante il quale ciascun insegnante è sottoposto al giudizio di una specifica commissione interna al proprio istituto.

A questa importantissima riforma si accompagnano poi altri provvedimenti volti ad aumentare la qualità del personale scolastico. E’ questo il caso dei 34 milioni di euro stanziati per la fondazione di una Scuola di alta formazione e formazione continua.

L’istituto, fondato in estate e fortemente richiesto dall’ex-ministro Patrizio Bianchi, ha il compito di elaborare, insieme ad enti nazionali come INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) ed INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del sistema educativo di Istruzione e formazione) corsi di formazione per docenti, dirigenti scolastici e personale amministrativo in modo da aumentare la qualità del lavoro dei professionisti della scuola.

istituto nazionale e documentazione innovazione ricerca educativa

Una rivoluzione che cambia l’esperienza studentesca

A cambiare profondamente, tuttavia, non sarà solamente la vita e la professione degli insegnanti. Nel PNRR, infatti, sono presenti diversi provvedimenti che preannunciano una rivoluzione oltre che nella scuola, anche nell’esperienza studentesca.

Innanzitutto il Ministero si propone di mantenere pressoché invariato il numero delle classi, favorendo così l’apprendimento dei singoli e migliorando la qualità dell’insegnamento. Una scelta che sembra coinvolgere anche i più piccoli, considerata l’intenzione di investire oltre 4 miliardi e mezzo (di cui al momento solo 3 nella disponibilità dello Stato) per la creazione di 264.480 nuovi posti negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia.

Inoltre, sempre per quanto concerne il Ministero dell’Istruzione, il Piano prevede l’inserimento di un modulo di almeno 30 ore di orientamento tra il quarto ed il quinto anno di scuola superiore. Ciò al fine di permettere una maggiore sinergia tra la scuola ed il mondo post-diploma.

Pnrr

Le riforme infrastrutturali: Scuola 4.0 e l’aumento della sicurezza

I cambiamenti di sistema sono finalizzati al raggiungimento degli obiettivi prefissati dall’UE in modo da permettere l’invio di fondi destinati ad essere reinvestiti principalmente nell’ambito infrastrutturale e tecnologico.

La scuola italiana infatti, lamenta da anni una diffusa arretratezza per quanto concerne la digitalizzazione e la diffusione capillare di devices elettronici. Proprio per ovviare a questa problematica sono stati destinati 2,1 miliardi di euro al rinnovamento di 100.000 aule scolastiche. Ad accompagnare questo cambiamento c’è poi l’intenzione di creare laboratori per le nuove professioni digitali all’interno delle scuole.

Scuola 4.0

Il piano – che prende il nome di Piano Scuola 4.0 e ha preso il largo con il PNRR dopo il decreto ministeriale n. 161 dello scorso 14 giugno – ha una scadenza triennale. Nonostante ciò, il Ministero auspica di poter chiudere la rendicontazione e la certificazione dei nuovi spazi entro il 2025.

Sempre per il biennio 2024/25 si stima possano iniziare i lavori per i nuovi impianti sportivi previsti dal Piano. Per ciò sono già stati stanziati 300 milioni di euro e bandite le prime gare d’appalto.

Con tempistiche simili poi, sono stati indetti anche i bandi per il potenziamento degli spazi adibiti a mense, cui sono destinati 400 milioni di euro del NextGenerationEU e circa 200 milioni extra di budget aggiuntivo. Circa mille locali saranno costruiti o riqualificati per permettere di aumentare l’offerta del tempo pieno e “superare uno storico divario esistente tra nord e sud del Paese”.

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Gli interventi strutturali

Gli investimenti più consistenti del PNRR in ambito scolastico saranno senza alcun dubbio destinati alla messa in sicurezza e alla riqualificazione delle scuole. Lo scopo è di rendere gli edifici sicuri, innovativi e inclusivi, come prospettato dallo stesso ministero. A tal fine sono stati stanziati 3,9 miliardi di euro per la riqualificazione e la messa in sicurezza di oltre 2.400.000 m², da modificare attraverso 2158 interventi stimati.

Attualmente, visto l’arrivo di solamente due delle tranche previste, sono già stati ripartiti 500 milioni dei quasi 4 miliardi citati, divisi su base regionale. Gli interventi serviranno anche ad un miglioramento della classe energetica di molti edifici,. Questo rappresenta un passaggio fondamentale anche in considerazione del difficile periodo storico che stiamo vivendo.

Sempre in questo ambito il Ministero – in sinergia con il MIT – provvederà entro il 31 marzo 2026 alla costruzione di edifici scolastici maggiormente sostenibili, abbassando i parametri energetici NZEB nazionali del 20%.

La scuola, intesa tanto come luogo fisico che come istituzione, rimane uno dei punti focali in cui si articola il PNRR. Non a caso infatti, il programma europeo richiama fin dalla sua denominazione le nuove generazioni.

Ultima Modifica: 25 Gennaio 2023

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