Breve introduzione
Il termine “NEET” ( Not in Education, Employment or Training) si diffonde nel Regno Unito agli inizi degli anni 2000. Si utilizza per descrivere quei giovani tra i 19 e i 25 anni, che non studiano, non lavorano e non si formano.
Qual è la situazione in Italia, in riferimento a tale fenomeno?
I numeri
In Italia ad oggi si contano più di 2 milioni di giovani inattivi, secondo i dati Eurostat 2010.
La quota più alta è registrata tra le donne che contano una percentuale del 24,9 %.
Mentre invece in riferimento ai territori, notiamo come il fenomeno sia presente molto più a Sud.
Nel Mezzogiorno si registra una percentuale del 30,9% rispetto al Centro- Nord che registra una percentuale del 16,1%.
Il confronto con i paesi europei, è impietoso.
L’Italia si posiziona dopo Bulgaria e Lettonia con la percentuale più alta di NEET, in classifica, mentre invece i paesi virtuosi in tal senso sono: Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca e Svezia.
Nel 2021, l’Eurostat ha individuato una media del 13,1 % di NEET all’interno dell’Unione Europea e ha fissato un obiettivo: la percentuale dovrà arrivare ad essere inferiore al 9%, entro e non oltre il 2030.
Ma quali sono le cause di questo fenomeno e cosa sta facendo l’Italia per ridurlo?
Cause del fenomeno NEET
La disaffezione al mercato del lavoro è in parte volontaria, mentre a volte può essere temporanea.
Come dichiara la Banca Documentale del Lavoro, circa 604 mila giovani Neet, non sono interessati ad un lavoro per svariati motivi: attività formative informali e non documentate, inabilità, disinteresse.
La disaffezione è però talvolta determinata anche dal divario tra domanda e offerta di lavoro.
Il Mismatch
Il Mismatch è un fenomeno che oggi detta legge nel mercato del lavoro. Dopo la pandemia è diventato ancora più preminente.
« E’ in corso una riconfigurazione della domanda e offerta di lavoro, sia a causa di modificazioni strutturali che la pandemia ha accelerato (digitalizzazione, ricerca di competenze specialistiche per le quali non ci sono adeguati percorsi formativi, diffusione del lavoro da remoto e così via), sia per le criticità di fondo del mercato del lavoro italiano (calo demografico, ampio numero di giovani competenti che emigrano, domanda di lavoro spesso concentrata su settori a basso valore aggiunto, basse retribuzioni e alto costo del lavoro)».
È quanto emerge dal report “Il mercato del lavoro dopo la pandemia“, redatto dall’ufficio studi di Confindustria Genova.
La mancanza di dialogo tra domanda e offerta è dovuta anche e soprattutto alla non riconfigurazione in tal senso degli istituti di formazione (università, istituti professionali etc).
L’azienda, talvolta, ricerca un profilo che di fatto, non esiste.
Infine possiamo certamente definire anche la dispersione scolastica, una delle cause maggiori di tale fenomeno.
Ma quali sono le soluzioni della politica, in tal senso?
Il Piano Neet 2022
Nel 2016, Mario Draghi, all’epoca presidente della BCE, parlò di “lost generation”, definendo il fenomeno Neet delicato e meritevole di un’ampia manovra politica.
E in teoria è stata pensata e firmata.
Nel gennaio del 2022 il Ministro per le politiche giovanili Fabiana Dadone, firma un decreto congiunto con il Ministero del Lavoro, con unico obiettivo: ridurre di oltre 3 milioni la fascia 15-34 che non studia né tanto meno fa formazione.
Le fasi da tradurre in interventi sono tre: emersione, ingaggio e attivazione.
Ma quali gli strumenti operativi da utilizzare?
Garanzia Giovani Rinforzata
Il programma di Garanzia Giovani del nuovo Pon a tema “giovani, donne e lavoro” dovrà essere rifinanziato, migliorato e potenziato, in linea con quanto raccomandato dalla UE, che intende puntare anche sulla qualità del lavoro giovanile e non solo sulla quantità.
I soggetti coinvolti sono Anpal, Ministero del lavoro, Regioni e Province autonome, che dovranno essere in grado di creare un sistema anche in vista della nuova Garanzia occupabilità dei lavoratori che vede i Neet tra i primi beneficiari.
Giovani 2030
La piattaforma online che consente ai giovani tra i 14 e i 35 anni di orientarsi nelle scelte per il proprio futuro: dalla formazione al volontariato.
Il Piano Nazionale di ANG
L’ANG (agenzia nazionale per i giovani) ha lavorato ad un piano nazionale che va dal 2021 al 2027 sull’inclusione dei giovani con minori opportunità.
Dai programmi Erasmus+ al Corpo Europeo di Solidarietà.
Il Piano in questione è volto ad agevolare coloro i quali incontrano ostacoli nel proprio percorso, formativo e lavorativo, per qualsivoglia motivazione.
Il Governo Meloni e i giovani
Nella manovra 2023, poche sono le indicazioni per i giovani italiani, ancor meno per i giovani neet.
L’obiettivo primario è quello di aumentare il numero degli under 36 che posseggono una casa e che al contempo sono occupati.
Nella manovra è presente il “bonus assunzioni”: chi assume under 36 o percettori del reddito di cittadinanza non pagherà contributi fino a 6.000 euro per 18 mesi, i lavoratori assunti però dovranno avere un contratto a tempo indeterminato e dovranno aumentare il numero già presente dei lavoratori in azienda.
Viene poi prorogato il “bonus sulla prima casa” del governo Draghi, ovvero un pacchetto di agevolazioni per gli under 36 che acquistano casa con la garanzia dello Stato fino all’80% dell’importo del mutuo.
Ma quanto ancora dovrà fare la politica, per i giovani di questo Paese?
Ultima Modifica: 24 Gennaio 2023