Mark Rutte annuncia le dimissioni. Il leader olandese cade sul tema immigrazione e fallisce per la prima volta una trattativa per la stabilità dei suoi governi.
La causa della crisi
Leader liberale, premier longevo e mediatore di ferro, Mark Rutte, dopo Angela Merkel, è il secondo leader storico europeo che lascia il fronte della politica registrando il suo primo vero fallimento da quando è Premier. La sua coalizione di governo si è, infatti, dovuta arrendere difronte le difficoltà legate alla questione migratoria.
Il suo partito liberale (Partito popolare per la libertà e la Democrazia, VVD) era intenzionato a intervenire sul tema dei ricongiungimenti familiari possibili per i rifugiati di guerra, tentando di fissare il tetto a 200 ammissioni annue. Ma i restanti partiti della coalizione hanno tenuto il punto, facendo arenare qualsiasi possibilità di risoluzione della crisi e spingendo il primo ministro alle dimissioni. https://www.lapresse.it/cronaca/2023/07/08/olanda-mark-rutte-annuncia-le-sue-dimissioni/
“Dopo le elezioni lascio la politica”
Mark Rutte sembra essere stato chiaro, lascerà la politica definitivamente smentendo anche le voci su un suo possibile avvicendamento a Stontelberg, come prossimo segretario generale per la NATO: “No, no, non quello. Lascio la politica”.
Un messaggio che riguarda l’intero quadro europeo, che registra la resa del leader Maximo del fronte dei falchi.
I falchi (aggettivo utilizzato per rappresentare i Paesi più austeri) vedevano in Mark Rutte il punto di riferimento più solido. Lui, fermo oppositore alle politiche di debito comune, infrangibile difensore del patto di stabilità e ostico avversario dei leader dei Paesi mediterranei (definiti colombe, in opposizione ai leader austeri del nord Europa).
Anche sulle misure adottate durante il Covid, Rutte si dimostrò all’altezza del suo soprannome Teflon Mark: come il rivestimento che impedisce al cibo di attaccarsi alla padella.
Un ottimo mediatore
Alla guida del VVD, non è mai riuscito a ottenere una maggioranza in grado di governare in piena autonomia eppure questo non gli ha impedito di governare ininterrottamente dal 2010. La sua principale caratteristica è infatti, l’incredibile capacità diplomatica con la quale è riuscito a chiudere accordi per guidare il Paese per 13 anni con maggioranze il più eterogenee possibili, governando con qualsiasi partito dello scacchiere olandese.
Nel 2010 Il suo nuovo governo è formato dai cattolici del CDA e VVD, ma vi è un’alleanza parlamentare con il partito PVV di Geert Wilders (Partito per la libertà). Nelle successive esperienze non mancheranno le coalizioni con il partito del lavoro dimostrando quindi, tutta la sua pragmaticità in grado di farlo governare al fianco di cattolici, popolari, partiti conservatori e formazioni socialiste.
L’ascesa del Movimento Civico-Contadino
Ma ora? L’Olanda secondo gli ultimi sondaggi, vivrà l’exploit del Movimento Civico-Contadino, in olandese BoerBurgerBeweging, abbreviatoBBB. Il 15 marzo, nei Paesi Bassi, si sono svolte le elezioni provinciali nelle quali si votano e si scelgono i membri delle dodici assemblee legislative delle province del paese, che a loro volta nominano i 75 membri del Senato. In questa loro prima tornata elettorale, i civici del BBB hanno ottenuto 16 seggi su 75 al Senato, mentre il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) del primo ministro Mark Rutte ha ottenuto solo 10 seggi, con un importante ridimensionamento.
Questo però, secondo alcuni analisti potrebbe rappresentare l’ennesima possibilità nelle mani di Rutte che potrebbe siglare un nuovo accordo di coalizione e assicurarsi ancora una volta la guida del Paese. A oggi, a fronte delle smentite sulla prossima corsa elettorale, questo sembra improbabile ma, gli occhi di tutta Europa restano vigili sul futuro del leader “frugale”.
Un problema per Meloni?
In Italia (ma non solo) in tanti sperano in questa uscita di scena definitiva, per smarcarsi definitivamente da uno dei più ingombranti partner europei. Ma per il Governo Meloni questa potrebbe non essere una così buona notizia, rischiando di trovarsi a trattare con partiti “populisti”, che su trattative cruciali per Roma, come l’immigrazione, opporranno veti difficili da valicare.
https://www.politicare.eu/2023/02/27/la-politica-estera-italiana-necessitava-essere-rivitalizzata/
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Last modified: 18 Luglio 2023