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Macron e la “Françafrique”: la fine di un’epoca per la Francia?

La Francia di Emmanuel Macron sembra decisa a voler troncare i rapporti particolareggiati che la legano a diversi Stati africani, e che prendono il nome di “francafrique

Residui dell’epoca coloniale francese, questi legami hanno permesso per lungo tempo alla potenza d’oltralpe di sfruttare nel continente africano giacimenti d’idrocarburi, materie prime e mercati dall’enorme potenziale.

Durante un discorso tenuto in febbraio all’Eliseo, Macron, il primo presidente ad essere nato dopo la fine del periodo coloniale francese, ha affermato che nelle relazioni con i paesi africani bisogna instaurare una nuova forma di partenariato basato sull’umiltà.

Non si tratta di una nuova tendenza nella politica estera del presidente francese, ma di una linea strategica accennata già nel 2017, quando Macron si accingeva a dare inizio al suo mandato. La visione del nuovo impegno francese nel continente africano dovrà necessariamente tener conto della crescente presenza militare di Mosca e degli interessi economici di Pechino, oltre che dell’impegno turco ed indiano nel tessere una fitta rete di relazioni commerciali e non solo.

Il tour in Africa di Macron

Agli inizi di marzo Macron ha intrapreso un viaggio in Africa per visitare Gabon, Angola, Repubblica del Congo, e Repubblica Democratica del Congo, con l’obiettivo dichiarato di rinforzare i legami economici con questi Paesi.

Non è la prima volta che il presidente francese si reca nel continente durante il suo secondo mandato iniziato ad aprile 2022. A luglio dell’anno scorso aveva infatti visitato tre Paesi dell’Africa occidentale: Guinea-Bissau, Camerun e Benin.

Nella sua prima tappa, in Gabon, Macron ha partecipato al One Forest Summit, un incontro tenuto nella capitale Libreville che ha riunito i Paesi sul cui territorio si estendono le più grandi foreste delle Terra con l’obiettivo di giungere ad un accordo per conciliare lo sviluppo economico con le pratiche di salvaguardia e tutela ambientale.

Foto di gruppo dei leader dei Paesi che hanno partecipato al One Forest Summit di Libreville, Gabon

Prima di approdare in un altro Paese francofono, il presidente francese ha fatto tappa in Angola, ex colonia portoghese dell’Africa australe, in cui ha partecipato nella capitale Luanda ad un incontro sull’agricoltura a cui hanno preso parte oltre 50 imprese d’oltralpe per concludere accordi di cooperazione nel settore alimentare.

Inoltre, con riferimento alla crisi nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo, Macron si è complimentato con il suo omologo per l’impegno nel promuovere la stabilità in quella parte del continente.

Lasciata Luanda, prima di arrivare nell’ultima destinazione del suo tour, il leader francese si è fermato brevemente a Brazzaville alla corte del presidente della Repubblica del Congo Denis Sassou Nguesso, al potere ininterrottamente dal 1979, se si esclude una finestra di cinque anni tra il 1992 e il 1997.

L’ultima tappa del viaggio in Africa di Macron è stata la Repubblica Democratica del Congo. Nella capitale Kinshasa il presidente si è incontrato col suo omologo Felix Tshisekedi

La conferenza stampa tenuta dai due leader ha avuto come argomento principale il conflitto nell’est del Paese, dove i ribelli del gruppo M23 combattono contro il governo centrale.

Secondo le autorità della RDC, e secondo fonti ONU, i ribelli sarebbero sostenuti dal governo Rwandese. Nell’affrontare la questione Macron, senza condannare direttamente Kigali, ha affermato “ognuno si assuma le proprie responsabilità, compreso il Rwanda“, e ha chiarito che se non si pone fine alle violenze e non si rispettano i piani di pace verranno adottate delle sanzioni.

Ma è lo stesso Macron ad essere guardato con sospetto nella Repubblica Democratica del Congo a causa del suo avvicinamento col governo di Kigali, dopo che la Francia nel 2021 ha riconosciuto la sua responsabilità nel genocidio Rwandese del 1994.

L’arrivo del presidente nel Paese è stato, infatti, accolto con proteste da parte della popolazione civile che sventolando la bandiera russa chiedeva l’aiuto di Putin e accusava Macron di essere un assassino.

Le manifestazioni a Kinshasa sono solo uno dei tanti segnali che il sentimento antifrancese sta montando in diverse regioni di un continente divenuto il terreno di scontro tra diverse potenze.

La riorganizzazione militare di Parigi

La nuova politica d’umiltà nei confronti dei Paesi africani prevede anche la diminuzione della presenza militare francese nel continente, che per Macron non è una ritirata, ma “una nuova forma di partnership militare” che implica la riorganizzazione delle basi dislocate nei diversi Paesi.

In realtà il ritiro dei contingenti da due ex colonie è già avvenuto nei mesi scorsi, ma non per volere di Parigi. A distanza di pochi mesi Mali e Burkina Faso hanno infatti posto fine alla presenza militare francese sul proprio territorio.

Proteste contro la presenza militare francese in Burkina Faso, gennaio 2023
Scambio di bandiere tra il tenente colonnello francese Louis Lecacheur e il capo dell’esercito del Burkina Faso, il colonnello Adam Nere, durante la cerimonia nella base di Kamboincin, Burkina Faso, che segna la fine della presenza militare francese nel Paese.

Questi due Paesi, alle prese con forti problemi di sicurezza interna, si sono avvicinati alla Russia di Putin per cercare un nuovo alleato con il quale combattere le milizie jihadiste presenti nel Sahel.

Sebbene le autorità di Bamako e Ouagadougou neghino, diverse fonti riferiscono della presenza di mercenari della compagnia Wagner, già attivi in altri Paesi dell’Africa saheliana come la Repubblica Centrafricana e il Sudan, sono accusati di aver partecipato a diversi massacri messi in atto dalle forze governative, e di diffondere sentimento antifrancese.

La riorganizzazione francese in Africa potrebbe comportare, secondo alcuni esperti, la trasformazione delle basi militari in accademie cogestite tra Parigi e i suoi partner regionali. Un’idea non completamente nuova, in quanto già prospettata negli anni ’90.

Nuove opportunità (e sfide) all’orizzonte

Il cambiamento che la Francia dovrà apportare per ciò che riguarda la sua presenza militare nel continente è stato imposto oltre che da mutamenti politici nei Paesi ospitanti, anche dal timore che il crescente sentimento antifrancese danneggi gli interessi commerciali di Parigi.

In tale contesto si inserisce la visita di Macron nei quattro Stati africani dall’enorme potenziale economico, e soltanto due di questi erano ex colonie francesi.

La visita in Angola e nella Repubblica Democratica del Congo, indica che la Francia, nel tentativo di superare la tradizionale divisione degli Paesi africani sulla base di fattori storici e culturali, e quindi anche le relazioni speciali con i Paesi francofoni, sta volgendo lo sguardo altrove, in particolare verso Stati con ricchi giacimenti di idrocarburi, metalli preziosi e terre rare, in cui però è costretta a confrontarsi con altri attori con forti interessi economici come la Cina.

Le sfide poste in Africa dall’azione di diverse potenze asiatiche sia in campo economico che militare, registrano l’assenza degli Stati europei, ed in particolare degli Stati Uniti la cui attenzione è tutta concentrata sul settore indo-pacifico.

Resta da chiedersi se il restringersi della sfera d’influenza francese nel continente africano, e il disinteresse dei partner occidentali per ciò che avviene nell’Africa subsahariana, possa spingere Parigi a concentrarsi maggiormente nel rafforzamento della dimensione militare europea attraverso la creazione di un esercito comune.

Last modified: 27 Aprile 2023