Una decisione discussa e controversa quella adottata dal neonato Governo Meloni, che ha fatto infuriare e non poco tutti i sostenitori dei diritti civili a favore delle coppie omogenitoriali.
La decisione in materia di diritti civili
E’ iniziata dal Comune di Milano – uno dei comuni più all’avanguardia in materia di diritti civili – la bufera degli stop ai riconoscimenti e quindi alle registrazioni all’anagrafe dei figli nati da coppie omogenitoriali.
Il Ministero dell’Interno Matteo Piantedosi, ha emanato una circolare precisando che la registrazione dell’atto di nascita non è più consentita ai minori nati da coppie dello stesso sesso.
A seguito della circolare ufficiale, il sindaco di Milano Beppe Sala, si è visto costretto a bloccare le procedure di registrazione all’anagrafe per queste fattispecie.
Ed è proprio a Milano, a pochi passi dalla Prefettura della città, che sabato 18 marzo si è tenuta una manifestazione promossa da Cig Arcigay Milano, Famiglie Arcobaleno e “I Sentinelli“, per protestare contro il provvedimento del governo.
Il Regolamento Europeo a tutela dei minori
Dopo aver bloccato la registrazione dei minori, figli di coppie omogenitoriali, la commissione Politiche Europee del Senato ha anche respinto la proposta europea che punta a garantire, ai genitori residenti nell’Unione, il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli in tutti gli Stati membri.
La proposta in questione prende il nome di “Regolamento europeo sulla filiazione”, che – è bene precisare – è ancora in discussione e verrà votata poi in maniera definitiva in un futuro prossimo.
Il Regolamento è volto a “chiarire e ad uniformare le norme da applicare per l’accertamento e il riconoscimento della filiazione sul piano transnazionale“, eliminando qualsivoglia discriminazione.
In buona sostanza il regolamento non fa altro che garantire la tutela del minore sia all’interno che all’esterno dello Stato membro di appartenenza, rendendo così “universale” la genitorialità del minore in questione, che sia essa omogenitoriale o eterogenitoriale.
L’articolo 3 della Costituzione Italiana
In materia di uguaglianza è bene ricordare che la stessa, è sancita dalla nostra Costituzione all’articolo 3:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.“
Così come ha evidenziato anche Carla Garatti – l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza – durante l’audizione in Commissione al Senato. Proprio riguardo al certificato europeo sulla filiazione, ha spiegato:
“Questo certificato non agevola, come qualcuno teme, il ricorso alla pratica della maternità surrogata. Infatti, esso non comporta un riconoscimento automatico della paternità o della maternità, un automatismo che nel nostro ordinamento è impedito dalla contrarietà all’ordine pubblico. Il divieto non fa differenze: riguarda tanto le coppie omoaffettive quanto quelle eteroaffettive. La giurisprudenza prevede infatti il ricorso all’istituto dell’ ‘adozione in casi particolari’ che attualmente, secondo la Corte costituzionale e la Suprema Corte, è in grado di offrire un’adeguata tutela al minore. Minore sul quale – è bene ricordarlo – non devono ricadere le conseguenze delle scelte dei genitori”.
Non resta molto da discutere se non da valutare l’effettivo impatto che una riforma del genere sui diritti civili, possa avere sull’articolazione sociale del Paese. Vedremo più avanti come si esprimerà questo governo quando sarà il momento di votare il Regolamento “ufficialmente” proposto dall’Europa in materia di diritti civili e, in questo specifico caso, a tutela dei minori.
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Ultima Modifica: 22 Marzo 2023