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Cina-Taiwan, una bomba pronta ad esplodere nel 2023?

La flotta statunitense è sempre più allerta dalle pretese della Repubblica Popolare sull’isola di Formosa. La guerra in Ucraina sullo sfondo di un nuovo possibile conflitto nel pacifico. Le mosse di Washington e Pechino.

Storia del conflitto tra Repubblica popolare e Repubblica di Cina

L’isola di Formosa, Taiwan, (in portoghese “La bella”) è situata nel Mar Cinese meridionale a 150km dalla costa orientale della Repubblica Popolare. Taiwan venne scoperta e colonizzata prima dai coloni portoghesi attorno alla metà del XVI secolo, fu poi una colonia olandese, cinese e giapponese. L’isola divenne, infine, meta dell’esodo di milioni di soldati e civili capitanati dal generale Chiang Kai-Shek a seguito della sconfitta della guerra civile contro l’esercito di liberazione del popolo del Partito Comunista cinese. Tra l’ottobre e dicembre del 1949 si costituirono quindi due nuove nazioni.

La prima, la Repubblica Popolare Cinese, fondata lungo le scale del Tienanmen (l’edificio che permette l’accesso alla città proibita) guidata dal rivoluzionario Mao Tse Tung. La seconda, la Repubblica di Cina, fondata dagli esuli appartenenti al Partito Nazionalista Cinese (Kuomintang) proprio sull’isola di Taiwan. La neonata Repubblica venne poi immediatamente riconosciuta dagli Stati Uniti in funzione antisovietica e anti-cinese dato il nuovo contesto successivo alla seconda guerra mondiale, nonostante Chiang Kai-Shek impose un durissima repressione contro i dissidenti al Kuomintang che durò fino al 1987. Circa 100 mila furono i prigionieri durante gli anni del terrore bianco.

Proprio a cagione del riconoscimento di Taiwan da parte di Washington e del blocco occidentale, per molti anni la Cina, la Repubblica Popolare cinese, non ha avuto un seggio all’ONU. L’altra Cina, dunque, dovette espettare fino al 1971 anno che rappresenta una data fondamentale per la Repubblica Popolare Cinese e per le relazioni internazionali di Pechino grazie all’adozione della Risoluzione 2758 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La Cina Popolare faceva, dunque, il suo ingresso sostituendosi alla Repubblica di Cina (Taiwan) quale membro permanente del Consiglio di Sicurezza.

La fine della “Politica delle due Cine”

Washington iniziò, quindi, a sostenere il Governo nazionalista di Taipei fornendo armi e sostenendone economicamente l’industria. Con l’avvento degli anni 70’, l’allora Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, attuò una strategia apertura diplomatica nei confronti della Repubblica Popolare, culminata nella visita a Pechino il 21 febbraio del 1972. La nuova politica diplomatica fu ideata dall’allora consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger al fine di frenare le relazioni tra le due dittature comuniste. Sette anni più tardi, il Presidente Jimmy Carter annunciò l’inizio della politica di una sola Cina. Il seggio riservato a Taiwan all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite venne quindi concesso alla Repubblica Popolare.

Ad oggi solamente 14 Stati riconoscono formalmente Taiwan. Tra questi 14 Stati si annoverano perlopiù nazioni isolane tra l’Oceania e l’America Latina, oltre che allo Stato del Vaticano.

Dopo la fine della Guerra Fredda, gli Americani continuarono ad avere importanti relazioni strategiche con Taiwan. Il piccolo Stato divenne negli anni 90’ una importante potenza industriale, specializzata in costruzione di semiconduttori. Il 60% del mercato è oggi in mano a Taiwan, seguita dalla Corea del Sud con il 19%. Le rispettive aziende TSMC e Samsung battono in questo campo anche la multinazionale Statunitense Intel.

Qual è oggi la situazione tra i due paesi? Secondo alcuni analisti, la Repubblica Popolare ha intenzione di “riunirsi” con Taiwan entro il 2049, data del centesimo anniversario della rivoluzione Comunista. Dall’altra parte, Washington continua a sostenere Taiwan, unico ostacolo che impedisce alla Repubblica Popolare di poter aprirsi verso il Pacifico.

La strategia USA

Quali sono allora le partite che i due giganti del pianeta stanno giocando all’interno dell’Asia Pacifica? Gli Stati Uniti sono consci che il proprio ruolo di forza egemone nel pianeta è a rischio. Sia per motivi esogeni, la Repubblica Popolare, che per motivi endogeni derivanti da una popolazione fortemente polarizzata e che si concentra maggiormente sui propri problemi piuttosto che su quelli di altri popoli del mondo. Da un decennio, la politica estera americana nell’area è quella di limitare il più possibile qualunque tipologia di espansionismo della Cina. Questa strategia passa per una serie di solide e durature relazioni con i paesi più importanti: Australia, Giappone, India, Corea del Sud, Indonesia, Vietnam, Thailandia. Altro esempio del contenimento nell’Indo-Cina che gli USA tentano nei confronti di Pechino è il dialogo quadrilaterale di sicurezza, il QUAD, con India, Australia e Giappone.

Lo scorso anno, il Presidente USA Joe Biden ha visitato verso metà maggio il Giappone e la Corea del Sud per incontrare il Primo Ministro Fumio Kishida e il Presidente Yook Suk-Yeol. L’obiettivo di Biden era quello di segnare un cambio di passo rispetto alle politiche economiche restrittive di Donald Trump e condannare unilateralmente l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Il 12 maggio 2022, prima del viaggio in Asia, Biden ha ospitato presso la Casa Bianca un vertice speciale dell’ASEAN, l’associazione delle nazioni del Sud-est asiatico. L’ASEAN è composta proprio da tutte quelle entità che gravitano intorno alla Repubblica Popolare: Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam.

LA RISPOSTA DELLA CINA

L’intenzione cinese di ricongiungersi con i “cugini” di Taiwan non sottintende l’uso obbligatorio della forza. Lo scorso 14 febbraio il Vicepresidente del Kuomintang Andrew Hsia ha guidato una delegazione che ha incontrato a Pechino alti membri del partito comunista cinese. Il partito di Hsia, attualmente all’opposizione, punta a vincere le elezioni presidenziali del 2024 dopo aver vinto le amministrative del 2022.

In risposta al contenimento americano, la Repubblica Popolare ha intensificato l’ammontare di investimenti economici per i paesi economicamente svantaggiati dell’area. Ad aprile dello scorso anno, la Repubblica Popolare ha sottoscritto un accordo di sicurezza con le Isole Salomone, situate in una posizione strategica per due motivi. Il primo, le circa mille isole salomenesi sono collocate a pochi chilometri di distanza dalla costa orientale dell’Australia. Secondo, le isole permettono un accesso diretto verso il pacifico e quindi verso gli Stati Uniti (Hawaii in primis).

Isole Salomone

Una nuova crisi nello stretto di Taiwan?

Recentemente le tensioni nel Mar Cinese meridionali sono ricominciate. Il Ministro della Difesa di Taiwan Chiu Kuo-cheng ha allertato i membri del parlamento di un ingresso improvviso dell’esercito cinese lungo il confine nazionale. Ha poi sottolineato come da alcuni anni l’aviazione cinese abbia intensificato le proprie incursioni nello spazio aereo taiwanese.

Cina e Taiwan
Spazio aereo di Taiwan

Lo Speaker della Camera dei Rappresentanti americani, Kevin McCartney ha dichiarato che incontrerà la Presidente di Taiwan Tsai Ing-wen in California e non a Taipei come precedentemente stabilito. Una retromarcia stabilita per evitare un innalzamento della tensione con la Cina come accaduto tra il 2-3 agosto 2022 quando l’allora Speaker Nancy Pelosi visitò Taiwan. Infine, il Governo di Pechino ha annunciato di voler aumentare del 7,2% il budget in difesa militare.

Cina e Taiwan
Presidente di Taiwan Tsai Ing-wen

Il punto che tiene in apprensione milioni e milioni di abitanti nella zona è la possibile reazione militare americana nel caso in cui avvenisse la temuta invasione militare di Taiwan da parte della Repubblica popolare. Gli americani sono già intervenuti, con forze militari limitate, negli anni successivi alla fondazione delle due Cine. Sono state tre le crisi avvenute lungo lo stretto di Taiwan avvenute nel 1954, 1958 e 1995. Le prime due crisi vertevano su delle isole presenti tra le due Cine e videro la morte di all’incirca 1000 tra soldati e civili.

Mentre le attenzioni occidentali sono concentrate sulla guerra tra Russia e Ucraina, nel mondo vi sono numerose zone di attrito pronte a causare conflitti. Quello tra la Repubblica di Cina e Repubblica popolare cinese è uno di questi. La Cina prosegue la sua politica estera in tutto il mondo: Balcani, Africa e soprattutto in Medio Oriente tramite anche attività di possibile spionaggio. Taiwan è un tassello importante a cui non intende rinunciare. La “one China policy” è stata sostanzialmente riaffermata da ogni nuova amministrazione degli USA ma per ragioni geopolitiche non è ancora mai stata portata a compimento.


Last modified: 14 Marzo 2023

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