La visita di Giorgia Meloni in India ha rappresentato un’importante occasione per rafforzare la relazione tra i due paesi, in particolare nel settore della difesa. L’Italia, infatti, è uno dei principali produttori di armi a livello mondiale, mentre Delhi rappresenta un mercato in forte crescita per le esportazioni di armi e tecnologie militari. Inoltre, la cooperazione in materia di difesa può contribuire a rafforzare la stabilità e la sicurezza nella regione dell’Asia meridionale, che è stata a lungo teatro di conflitti e tensioni.
La visita di Giorgia Meloni: I rapporti tra Italia e India
Meloni ha incontrato il Ministro della Difesa indiano, Rajnath Singh, e il Ministro degli Esteri, Subrahmanyam Jaishankar, per discutere di una serie di questioni di sicurezza e difesa. In particolare, i due leader hanno discusso della possibilità di collaborare nell’ambito della produzione di armi e tecnologie militari avanzate, nonché di aumentare la cooperazione in materia di sicurezza marittima e di lotta al terrorismo.
Durante il suo incontro con Singh e Jaishankar, Meloni ha sottolineato l’importanza di una maggiore collaborazione tra Roma e Delhi nel campo della difesa, sottolineando che “la sicurezza è un bene pubblico globale e che la cooperazione tra paesi amici è essenziale per affrontare le minacce alla sicurezza internazionale“. Ha inoltre affermato che l’Italia è pronta a condividere la sua esperienza e la sua tecnologia avanzata con l’India, al fine di rafforzare la sua capacità di difesa e di contrastare le minacce alla sicurezza nazionale.
Uno dei principali obiettivi della collaborazione militare tra Italia e India è la produzione congiunta di armi e tecnologie militari avanzate. L’India ha un grande mercato per le esportazioni di armi, e l’Italia, come produttore di armi di qualità, può offrire la sua esperienza e la sua tecnologia avanzata per aiutare l’India a sviluppare la sua capacità di difesa e a rafforzare la sua industria della difesa.
Nel 2020, l’India ha annunciato la sua intenzione di acquisire un gran numero di elicotteri leggeri per il trasporto militare, e l’azienda italiana Leonardo ha partecipato alla gara d’appalto per la fornitura di questi elicotteri. Inoltre, l’India e l’Italia hanno collaborato nella produzione di armi leggere, di veicoli militari e di sistemi di difesa aerea.
L’India è il quinto partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Unione Europea, con un valore di scambi che supera i 10 miliardi di euro. Inoltre, l’India è uno dei principali destinatari degli investimenti italiani in Asia, con un totale di circa 3,5 miliardi di euro investiti nel paese dal 2000.
Durante la visita alla Hyderabad House, Meloni ha dichiarato che «Il premier indiano Narendra Modi conosce perfettamente la posizione italiana di pieno sostegno all’Ucraina. Credo che condividiamo l’auspicio che l’India, in qualità di presidente del G20, possa avere un ruolo centrale per facilitare un percorso verso la cessazione delle ostilità e una pace giusta».
Modi, sin dall’inizio del conflitto ucraino, ha detto che la questione si può risolvere solo con dialogo e diplomazia: sono prontissimi a contribuire a qualsiasi progetto per la pace. Almeno questo dalle loro dichiarazioni. Il che in sostanza significa che l’India rimane un soggetto che si vuole porre come esterno al conflitto, il quale rappresenta una guerra fra europei dalla loro ottica. La neutralità indiana non si allenta.
Leggere l’evento come tassello d’un insieme geopolitico internazionale
Il viaggio di Meloni del 2 marzo in India ha suscitato una vasta reazione mediatica, tuttavia sarebbe opportuno approfondire la struttura di questo breve ma significativo evento.
Prima di tutto va analizzato il collocamento dei due attori in questione, in primis l’Italia il cui collocamento, a differenza di quello indiano, è più noto. New Delhi, nella struttura del disordine mondiale, si colloca sotto una prospettiva ambigua. Da un lato, il suo fronte interno – incredibilmente diversificato ed eterogeneo – meriterebbe un più vasto approfondimento, sul fronte esterno l’India invece si pone come attore emergente con grandi aspettative internazionali. Per capire meglio il suo collocamento, per sintesi, lo si può insidiare come media potenza emergente con aspirazioni alla grandezza. Ciò ovviamente cozza con la presenza di un vicino scomodo quale la Cina, storico rivale e potenza senz’altro più forte e meglio posizionata.
Geopoliticamente condividono due spazi contigui oggetto di forti scontri e da un punto di vista narrativo quanto economico-militare i due giganti, il piccolo (l’India) e il grande (la Cina), si battono per l’egemonia regionale asiatica. Entrambe le due potenze si contendono una maggior posizione relativa internazionale, motivo per cui, unito alla loro cifra antropologica (D. Fabbri) – cioè la capacità collettiva di un popolo – li contrappone, seppur condividendo entrambi uno scopo comune: togliere lo scettro dell’egemonia all’ordine liberale capeggiato dall’Occidente.
Delhi per motivi coloniali e la Cina per motivi più cogenti, entrambi aspirano ad un mondo tendente al multipolarismo. Questo è forse l’unica visione comune che i due attori hanno. Tutto il resto è quasi sempre oggetto di contesa e le loro azioni internazionali vanno lette mediante questi due filtri: unione di visione per un mondo più multipolare, ma contrapposizione per quasi tutto il resto.
Detto ciò, si è già accennato alla forza dei due attori e tramite lo studio del loro potere si possono avere altre informazioni per comprendere i loro comportamenti. Per questo motivo, se da un lato la Cina ha pieno interesse a contrastare l’ordine mondiale a guida americana, l’India non ha la capacità per farlo, almeno non fin quando non avrà una forza pari, come minimo, a quella cinese: pena, l’esclusione da un probabile assetto internazionale futuro e compromissione in quello attuale.
Il comportamento dell’attore debole – e di frontiera – è per definizione ambiguo, in quanto pur aspirando, in questo caso in simbiosi con la Cina, ad un mondo multipolare, per adesso, non si può permettere di andare per una strada propria come invece sta facendo il vicino cinese.
La Cina dal canto suo ha già superato questa fase embrionale e da media potenza in via di sviluppo può oggi acclamarsi come unico vero futuro competitor degli USA, ergo non necessita del plauso dell’egemone. New Delhi questo non può permetterselo. Ma non può neanche permettersi di venir meno alle proprie aspirazioni, soprattutto sul fronte interno non sarebbe tollerabile un atteggiamento troppo remissivo nei confronti dell’Occidente verso cui cova un sentimento di odio-amore per il passato coloniale.
Se da un lato Delhi ha trovato enorme giovamento dal periodo coloniale a differenza di molti altri, da un lato la retorica nazionale vuole l’Occidente come nemico esterno entro cui compattare una enorme popolazione interna di culti, lingua, religioni ed etnie diverse. L’eterogeneità dell’India è uno dei motivi per cui il suo comportamento verso Occidente può talvolta manifestarsi come ostile.
Ed ecco che quindi entra l’Italia: l’amico di tutti. Roma rappresenta una media potenza economico-militare sulla scala internazionale pur avendo una dimensione geografica e demografica quasi irrisoria. L’Italia, si pone come l’attore buono e innocuo di una Alleanza atlantica che eredita, agli occhi degli indiani, il potere coloniale. E’ quindi il partner ideale per ancorare, o cercare di ancorare, l’India all’Occidente.
Questo è infatti lo scopo ultimo della visita del presidente del consiglio italiano in India.
L’interesse occidentale è proprio questo: cercare di tenere l’India dentro il consenso Occidentale senza far adirare gli spiriti nazionalisti e anti-coloniali indiani. Motivo per cui in questi casi si manda un attore innocuo come l’Italia. Innocuo sì, ma con un grande potere militare-industriale.
Infatti, la missione indiana della premier Giorgia Meloni non si limita al consolidamento delle relazioni diplomatiche e commerciali con Nuova Delhi, che da oggi sono elevate a partenariato non-strategico, bensì tattico, ma incrocia, e non poteva essere altrimenti, il conflitto russo-ucraino, anche per effetto della concomitanza con il G20 dei ministri degli Esteri, in corso nella capitale indiana.
Se l’India quindi supporta l’Occidente esclusivamente nel proprio interesse in funzione anti-cinese , la stessa cosa non può dirsi che supporta l’Occidente in funzione anti-russa. Ed ora la partita si gioca proprio contro la Russia.
Last modified: 9 Marzo 2023