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La politica nel 2023: il trionfo dell’astensionismo e la disaffezione dei giovani

Ad una settimana dalle elezioni regionali 2023, che hanno coinvolto Lazio e Lombardia, un dato emerge su tutti. Non stiamo parlando della vittoria politica del centrodestra, con Francesco Rocca alla prima esperienza da presidente e la riconferma di Attilio Fontana, ma del partito certamente più influente: quello del “non voto”. E sì, perché è l’astensionismo a farla da padrona.

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I nuovi presidenti di Lombardia e Lazio, Attilio Fontana e Francesco Rocca, entrambi sostenuti dal centrodestra

Basti pensare ai dati facilmente consultabili su Eligendo, ovvero il portale del Ministero dell’interno che si basa ovviamente su dati reali. È pauroso il confronto con la precedente tornata elettorale. Andiamo, dunque, ad analizzare le percentuali nelle due regioni dove gli aventi diritto al voto si sono recati alle urne nelle giornate del 12 e 13 febbraio.

Nel Lazio, a chiusura dei seggi fissata per le ore 15 di lunedì scorso, è andato a votare il 37,2% dei cittadini; in Lombardia, invece, il 41,68%. Decisamente un’affluenza inferiore, e neanche di poco, rispetto alle elezioni regionali 2018. Nel primo caso, allora andò a votare il 66,55%, mentre in Lombardia il 73,11%. Ma c’è di più, perché se alle elezioni regionali 2023 la possibilità di esprimere la propria preferenza era “spalmata” in due giorni, nel 2018 solo in uno.

Il sondaggio social di Politicare.eu

Insomma, un dato eloquente che rimarca una disaffezione nei confronti della politica che Politicare.eu ha riscontrato anche in un sondaggio effettuato fra i suoi follower su Instagram. Nello specifico, i giovani appassionati di politica per il 61% sono andati a votare,  ma è nella restante fetta che vengono evidenziati i motivi per il quale si è deciso di non esprimere una preferenza. Al quesito sul perché è stata fatta questa scelta vi erano quattro opzioni: il 19% ha selezionato “Poca informazione”; il 38% “Non mi sento rappresentato”; il 13% “Non sono interessato”; il 30% “Sono un fuorisede”.

«Ho notato che in questa campagna elettorale non c’è stata quella “tensione” che si assapora nei momenti prima della sfida. Mi spiego meglio: la mia risposta non è tanto relativa all’attenzione che c’è stata da parte della stampa, quanto alla comunicazione da parte degli stessi candidati. Programmi e slogan già sentiti: nulla di nuovo, insomma». È questa la motivazione di Antonio, 22 anni, che ha evidenziato la poca informazione della recente tornata elettorale.

«Ci si è basati più sulle alleanze che su una chiara impronta d’ideale. Prova ne sono le ampie coalizioni che hanno sventolato la bandiera del civismo, salvo poi aprire a partiti di diversa estrazione che, senza andare troppo lontano nel tempo, erano contrapposti e lo sono tutt’ora sia a livello nazionale che locale». Questa, invece, la motivazione fornita a Politicare.eu da Fausto, 25 anni, che ha affermato di non sentirsi rappresentato.

«Seguo la politica, ma banalmente non mi sono interessata delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia perché non abito in nessuna delle due regioni». In queste poche battute è racchiusa la risposta di Daniela, 20 anni, che ha partecipato al sondaggio lanciato lo scorso venerdì sul profilo Instagram di Politicare.eu.

Infine, la risposta che rinnova un dibattito già in corso da diverso tempo. «Studio in Nord Italia, ed in quei giorni mi veniva difficile riuscire a spostarmi a Roma per poter rispettare un diritto sacrosanto come il voto. Credo che nell’era 2.0 sia assolutamente necessario prendere seriamente in considerazione la possibilità di poter consentire a chi è lontano da casa di esprimere una preferenza. Questo vale per le elezioni a tutti i livelli, dalle politiche alle amministrative», ha detto Francesco, 22 anni.

Proprio da quest’ultima affermazione appare necessario rinnovare l’invito alla classe politica a trovare un metodo, digitale o “tradizionale”, che consenta a decine e decine di migliaia di fuorisede di poter votare, evitando anche gli “esodi”. Un gesto innovativo per l’ordinamento italiano, che già consente ai residenti all’estero di partecipare alle elezioni politiche votando per corrispondenza.

Dall’elettorato passivo a quello attivo: chi sono gli under 30 diventati consiglieri?

Dall’elettorato passivo passiamo a quello attivo. Ci sono under 30 eletti nei consigli regionali di Lombardia e Lazio? Pochi, pochissimi. Nella prima sono solo due i giovani: Michele Schiavi di Fratelli d’Italia, nato nel 1999 ed eletto nella circoscrizione Bergamo, e Paolo Romano del Partito Democratico, classe 1996 eletto nella circoscrizione Milano. Nella seconda, invece, solo uno è il giovane che ha conquistato uno scranno: si tratta di Marco Colarossi, nato nel 2000, eletto nella circoscrizione Roma con il Movimento 5 Stelle.

Le fasce d’età dei candidati eletti alle Elezioni Regionali del Lazio
Le fasce d’età dei candidati eletti alle Elezioni Regionali della Lombardia

Sono due le considerazioni da fare, visto lo scarso numero dei giovani eletti. In primis lo spazio che gli viene riservato soprattutto in quei partiti dove, per certi versi, la priorità viene data ai nomi “di pregio”, che non si traduce tanto nella qualità comunicativa e politica, quanto nel bacino di voti. Insomma, spesso viene dato ampio spazio a nomi non nuovi, che hanno un “pacchetto di voti” già bello che confezionato. Ed è proprio questo modus operandi che ha provocato la già citata disaffezione nei confronti della politica.

Infine, vi è la poca fiducia nei giovani che vale un po’ in tutti i settori. Farsi le ossa, fare la gavetta, può rivelarsi spesso un’arma a doppio taglio per coloro che si avvicinano alla politica. Il rischio concreto è quello di venire fagocitati da un sistema basato su schemi già rodati. I numeri oltre gli ideali, il vecchio che si camuffa da nuovo, il politico che diventa Pr.

Last modified: 26 Febbraio 2023

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