Le dimissioni
Augusta Montaruli, fedelissima di Giorgia Meloni, sceglie di dimettersi da Sottosegretaria all’università dopo la pronuncia della Cassazione, che la condanna a un anno e sei mesi per uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte negli anni dal 2010 al 2014. L’on. Montaruli avrebbe, infatti, speso circa 25 mila euro, poi rimborsate dalla Regione, per oggetti che secondo i togati non avrebbero nessuna corrispondenza con le esigenze di ruolo che all’epoca la Montaruli ricopriva in consiglio Regionale.
La “Rimborsopoli” piemontese
“Nessuna giustificazione istituzionale” avrebbero infatti orecchini, libri, consumazioni al bar e cene. Secondo i togati queste spese non giustificano il rimborso della Regione. L’ormai ex sottosegretaria non è però l’unica accusata; con lei sono stati condannati l’ex presidente leghista della Regione Piemonte, Roberto Cota e Paolo Tiramani, primo cittadino di Borgosesia. Tutti coinvolti nella “rimborsopoli” piemontese, sempre con l’accusa di aver speso impropriamente fondi destinati a spese istituzionali.
Scontro in maggioranza
Montaruli ritiene di essere innocente ma sceglie le dimissioni ”per difendere le istituzioni”. Il gruppo di Fratelli d’Italia esprime vicinanza per una delle sua figure più popolari.
Il caso Montaruli però ha creato diversi problemi alle forze di maggioranza, in particolare dopo le dichiarazioni di Giorgio Mulè, storico esponente di Forza Italia, che durante un intervento su Rai Radio 1 avrebbe sottolineato la necessità delle dimissioni per evitare imbarazzi al governo che vede suoi esponenti, negli ultimi giorni, sotto la lente della magistratura (in riferimento al caso Del Mastro-Donzelli).
Il gruppo di Fratelli d’Italia però non reagisce bene alle parole di Mulè, parlando di tentativo di provocare e destabilizzare la coalizione.
La lettera di Mulè a Libero : https://www.instagram.com/p/Co4LWOSNDSK/?utm_source=ig_web_copy_link
Tentavi di pace. Interviene Berlusconi
Mulè risponde chiarendo la sua posizione in una lunga lettera rivolta al direttore di Libero, Alessandro Sallusti. L’onorevole ha cercato di spiegare meglio il suo punto di vista, sostenendo che le sue dichiarazioni sarebbero state riassunte in modo approssimativo (anche dallo stesso Sallusti) e che la sua posizione fosse del tutto in linea con il garantismo.
L’incidente diplomatico però è scoppiato e, a spegnere le fiamme, ci ha provato direttamente Berlusconi che in un post su Instagram esprime vicinanza alla Montaruli: “Non avendo alcun obbligo di dimettersi, ha dimostrato una grande e non scontata coscienza delle Istituzioni, tutelandole e proteggendole da futili e strumentali provocazioni alimentate da più parti”.
Post Instagram di Silvio Berlusconi: https://www.instagram.com/p/Co2i0P-tJl6/?utm_source=ig_web_copy_link
Sono innocente
In tutto questo, l’onorevole, giustifica la sua innocenza parlando di rendicontazione consegnata in fasi non riconducibili al periodo segnalato dalla magistratura: “rendicontazioni debitamente consegnate quando ancora nessuno era indagato”.
A difesa della moglie, interviene anche Maurizio Marrone, consigliere regionale.
La Cassazione ribalta la sentenza d’Appello
In una vicenda che avrà delle ripercussioni sulla stabilità della coalizione, restano i dubbi sulla capacità del nostro sistema giudiziario. I soggetti coinvolti, infatti, vedono ribaltato in Cassazione (che non esprime giudizi di merito) il verdetto della Corte d’Appello che vedeva assolti Cota e Tiramani e vedeva derubricare il reato contestato a Montaruli. Una necessità, quella della certezza del diritto, che esula dalla mera questione politica in quanto costitutiva dello stato di diritto e che non può permettersi continui ribaltoni nei vari gradi di giudizio.
Dimissioni, atto dovuto?
Altra questione che ora tiene banco nella discussione pubblica, è la necessità delle dimissioni. Per molti infatti si tratterebbe di atto dovuto per un esponente politico condannato in via definitiva (per uso improprio di fondi pubblici); per altri (i garantisti e i colleghi di partito) si tratterebbe dell’ennesima concessione della politica alla magistratura, un volersi piegare alle sentenze prima che al giudizio pubblico; la sentenza politica spetterebbe, secondo questi, all’elettorato che valuterà la condotta del candidato in occasione delle elezioni.
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Ultima Modifica: 23 Febbraio 2023