Il successore di Nancy Pelosi è stato uno dei più ferventi sostenitori di Donald Trump. La travagliata elezione di McCarthy è stata seguita da tutti i media occidentali. Il partito repubblicano pare essere ancora sotto l’ombra di Donald Trump.
Kevin McCarthy è stato eletto lo scorso 7 gennaio Speaker della Camera dei rappresentanti dopo 15 estenuanti votazioni. si trova al secondo posto nella linea di successione presidenziale, dietro alla vicepresidente degli USA e prima del presidente pro tempore del Senato. Era dal 1859, i tempi della Civil War che non si assistiva ad una elezione così complessa e travagliata (William Pennington ci riuscì dopo 44 votazioni). Eletto nel ventesimo distretto della California, è membro del congresso dal 2006. La sua carriera politica iniziò nel 1987 come membro dello staff di un deputato americano, per poi assumere importanti ruoli all’interno del GOP (Partito Repubblicano) in California.
Come si è svolta l’elezione
La Camera dei rappresentanti americana è composta da 435 membri, di cui 222 appartenenti al Partito Repubblicano che ne detiene quindi la maggioranza, dopo le recenti elezioni di midterm in cui si è creata una situazione di governo diviso, anche se secondo una regola interna della Camera vengono contati per la maggioranza solo i votanti. L’elezione di McCarthy è stata ritardata dall’opposizione, fin dal primo scrutinio, di circa 20 deputati repubblicani. I motivi della paradossale contrapposizione di alcuni di questi deputati sono molteplici. Andy Biggs, deputato dell’Arizona, è stato sconfitto in passato da McCarthy nella votazione da Leader del gruppo repubblicano. Successivamente annunciò di candidarsi a Speaker “to break the establishment”. Un altro avversario ostico di McCarthy è stato Matt Gaetz. I due si sono resi protagonisti di un incredibile confronto in diretta televisiva nei banchi del congresso.
L’intervento di Donald Trump
Al fine di sbloccare l’impasse, è intervenuto anche l’ex Presidente Donald Trump. A testimonianza delle pressioni effettuate da Trump vi è lo scatto pubblicato dalla Deputata Marjorie Taylor Greene, intenta a passare il proprio cellulare con l’ex Presidente al telefono, ad uno dei deputati ribelli. In particolare, le chiamate di Trump sarebbero arrivate dopo il quattordicesimo spoglio, l’ultimo prima di quello che ha visto l’elezione di McCarthy. Le pressioni di “The Donald” sono state risolutrici, in quanto hanno convinto 6 holdouts a votare “present” abbassando quindi la maggioranza necessaria all’elezione di McCarthy.
Le concessioni ottenute dai deputati ribelli
È stato lo stesso Gaetz, infine, ad illustrare in una intervista a Fox News le concessioni date ai deputati ribelli in cambio dell’elezione di McCarthy. Innanzitutto, la possibilità per un singolo deputato di mettere in discussione l’operato del nuovo Speaker nel caso si opponga alle politiche di primaria importanza dei repubblicani, un modello già adottato in legislazioni di alcuni stati federali. In secundis, la concessione di un terzo dei seggi del Rules Committee (giunta del regolamento per le leggi presentate) all’ala più conservatrice del partito.
Trump mostra forza oppure perdita di controllo? DeSantis resta a guardare
Ma allora si possono considerare le pressioni esercitate da Trump come una prova di forza all’interno del Partito Repubblicano? La risposta potrebbe essere incerta. L’ex Presidente ha da subito dato il suo appoggio a McCarthy, per poi ritirarlo dopo le prime votazioni a vuoto e poi cambiare nuovamente idea. Inoltre, la maggior parte dei deputati ribelli fa proprio parte dell’inner circle di Donald Trump. Compreso lo stesso Gaetz, che dopo aver supportato DeSantis nella sua campagna a Governatore in Florida, si è avvicinato sempre più al Tycoon. Le chiamate di Trump sono sicuramente servite e dimostrano una importante influenza all’interno del partito. Tuttavia, le crepe politiche tra i suoi sostenitori potrebbero indebolire la sua presa all’interno del Partito Repubblicano.
Nelle ore in cui il Congresso svolgeva le sue votazioni, DeSantis svolgeva il suo secondo discorso inaugurale come Governatore della Florida. Mentre emergevano le dinamiche politiche all’interno del GOP, DeSantis descriveva la sua agenda politica: lotta al debito nazionale, contrasto alla burocrazia federale e difesa dell’integrità del confine sud del paese. Nessuna dichiarazione su McCarthy o sulla leadership del Partito, volte a creare una immagine diversa rispetto a quella di Trump in vista delle prossime elezioni. La popolarità di Ron de Santis e la sua possibile candidatura alle prossime primarie presidenziali è aumentata dopo aver vinto in Florida nuovamente le elezioni da Governatore durante le elezioni di midterm.
Ultima Modifica: 25 Gennaio 2023